Personalizzazione delle cure nel cancro al seno
Contro la neoplasia più frequente tra le donne, la strategia terapeutica può contare oggi su degli approcci terapeutici basati sulla target therapy, terapia mirata in grado di colpire con precisione le cellule tumorali.
Il cancro alla mammella può presentarsi in diverse forme, per questo la personalizzazione delle cure rappresenta la sfida più impegnativa per l'oncologia. La tipizzazione istologica del tumore e le caratteristiche della paziente possono influire sulla storia clinica del tumore e sulla risposta alla terapia.
Sono circa 38.000 i nuovi casi di tumore al seno diagnosticati ogni anno in Italia. Primato negativo per la Lombardia che è al primo posto per quanto riguarda la diffusione di questo tumore con 7.400 nuovi casi e oltre 1.500 decessi l’anno, ma molto del primato è dovuto al primo posto della Lombardia come adesione delle donne ai programmi di screening.
Gli anticorpi monoclonali hanno oggi un ruolo fondamentale nel trattamento di tumore mammario e hanno costituito una svolta nel trattamento delle donne colpite dalla malattia, soprattutto nelle forme più aggressive.
La diagnosi precoce consente inoltre di identificare tumori di piccole dimensioni, inferiori al centimetro, spesso non palpabili: la prognosi in questi casi è decisamente favorevole perché consente di intervenire precocemente con la più adeguata strategia terapeutica.
Non sempre, tuttavia, i tumori di piccole dimensioni sono meno aggressivi: un esempio è il tumore HER2 positivo, che insorge spesso in donne giovani ed ha uno sviluppo rapido. La terapia adiuvante con Trastuzumab ( Herceptin ) subito dopo l’intervento chirurgico sta cambiando la storia di guaribilità di queste forme.
Trastuzumab è il primo anticorpo monoclonale ad essere utilizzato nel trattamento di un tumore solido. Rappresenta la terapia d’elezione per i tumori HER2 positivi, perchè in grado di bloccare le cellule con elevata espressione del recettore HER2.
Trastuzumab induce delle risposte anche come terapia neoadiuvante e, in associazione con la terapia ormonale, nelle fasi di malattia avanzata, quando le metastasi sono diffuse, aumentando la sopravvivenza rispetto alla sola terapia ormonale.
Nelle fasi avanzate di malattia e in tutti i casi di tumore HER2 negativi, l’altra terapia biotecnologica di riferimento è Bevacizumab ( Avastin ), un anticorpo monoclonale.
Terapia di prima linea per il trattamento del tumore della mammella metastatico, Bevacizumab è il primo farmaco antitumorale che ha come bersaglio l’angiogenesi.
Nella fase metastatica della malattia, le terapie a bersaglio molecolare, come Bevacizumab, hanno infatti dato un ulteriore contributo riuscendo a controllare la malattia impedendone la progressione. Prevenendo il collegamento del tumore con i vasi sanguigni circostanti, il tumore rimane senza rifornimento di sangue, elemento critico per la sua crescita, sopravvivenza e diffusione.
L’impiego di Bevacizumab in associazione con il chemioterapico Paclitaxel ( Taxol ) raddoppia le possibilità di sopravvivenza senza progressione di malattia nelle pazienti con tumore della mammella metastatico.
Obiettivo nel trattamento e cura del tumore della mammella è innanzitutto guarire le donne, ma anche salvaguardarne la qualità di vita. In questo senso gli anticorpi monoclonali, che hanno come obiettivo specifici bersagli molecolari presenti sulle cellule tumorali o nel circolo sanguigno, permettono di limitare al massimo i numerosi effetti collaterali della chemioterapia. ( Xagena2009 )
Fonte: Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori Milano, 2009
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